Lussuria by Giulio Giorello

Lussuria by Giulio Giorello

autore:Giulio, Giorello [Giorello, Giulio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia, Intersezioni
ISBN: 9788815307644
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2011-10-14T22:00:00+00:00


Il volo della farfalla

Conoscemo che non è ch’un cielo, un’eterea reggione inmensa, dove questi magnifici lumi serbano le proprie distanze, per comodità de la participazione de la perpetua vita. Questi fiammeggianti corpi son que’ ambasciatori, che annunziano l’eccellenza de la gloria e maestà de Dio. [...] Et abbiamo dottrina di non cercar la divinità rimossa da noi: se l’abbiamo appresso, anzi di dentro più che noi medesmi siamo dentro a noi.

In questo celebre passo di La cena de le Ceneri Bruno riprende l’Agostino rivolto a Dio nel Libro III delle Confessioni («E tu eri in me più dentro della mia parte più interna»); ma il Dio dentro di noi è ora (ri)scoperto attraverso lo sguardo nell’universo che constata non che la volta che pare sovrastarci è piena di dei, ma che «non più la Luna è cielo a noi, che noi alla Luna». Gli echi agostiniani, le citazioni dai Salmi, il richiamo al Cantico dei Cantici non traggano in inganno: il Nolano non ha in mente la salvezza attraverso la Grazia, né nella versione cattolico-romana né in quella (più severa) dei riformati. L’oggetto del desiderio resta fugace, e labili sono le apparenze della verità. E qual è il ruolo del «destino» nel testo bruniano? A prima vista coincide con quello della «fortuna» machiavelliana, che può far inceppare qualsiasi corso d’azione cambiando anche di poco il contesto. Però, «l’ingegno eroico» preferisce fallire «nelle alte imprese» che riuscire «in cose men nobili e basse». E nel poema De immenso (1591) Bruno ci avvisa che «ogni volta [...] in cui riteniamo che rimanga una qualche verità da conoscere e un qualche bene da raggiungere, noi sempre ricerchiamo un’altra verità e aspiriamo a un altro bene». Non c’è essere umano che non provi «il desiderio di abbracciare la totalità»: però, mentre i dogmatici di tutte le risme scambiano la parte per il tutto, e si compiacciono di questo abbaglio (ricadono dunque a un livello «basso» di lussuria conoscitiva), i veri filosofi sanno che ogni verità o bene che ritengono di aver conseguito è provvisorio; ed è tale loro peculiare libido a costituire il nucleo di quella libertà, per la quale possono rinunciare anche alla vita. Così, non c’è limite al numero di «donne» che il filosofo, pittore, seduttore (ma a sua volta sedotto dalla bellezza delle forme della carne, e reso «furioso») vorrebbe conoscere, e solo la limitatezza dell’esistenza rende finito l’elenco delle sue conquiste! Nei Furori il Nolano precisa che «l’amor suo» è l’opposto del «desiderio» della farfalla: questa fuggirebbe lontano se conoscesse la potenza distruttiva della fiamma (che per questo le è «discara»); mentre l’amore filosofico «vien guidato da un sensatissimo e pur troppo oculato furore» che rende piacevole il fuoco distruttore. Ci viene alla mente il Cherubino delle Nozze di Figaro: «Non più andrai farfallone amoroso / notte e gioco d’intorno girando, / delle belle turbando il riposo» (Atto I, Scena VIII). Il personaggio dell’opera di Mozart e Da Ponte, però, è un «narcisetto adoncino d’amor», votato per rude contrappasso «alla gloria militar»; Bruno è destinato, invece, alla luce del rogo.



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